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ai delegati RSU e a tutte le OOSS locali

APPELLO

PER UN INCONTRO NAZIONALE

TRA TUTTI I POSTI DI LAVORO:

A tutti i lavoratori distaccati presso ETI S.p.A., di ogni posto di lavoro e a prescindere dalla sigla sindacale;

e, per conoscenza,

ai lavoratori ATI, Filtrati e AAMS.

Noi sottoscritti lavoratori e delegati RSU dei seguenti posti di lavoro:

Manifattura di Lecce, Manifattura di Rovereto, Manifattura di Cava de Tirreni, Uffici Centrali ETI di Roma, Dir. Gen. e Ispettorato Compartimentale di Roma,

riuniti a Roma il 7 aprile 2001, per discutere della vergognosa proposta di schema di nuovo contratto ETI presentata dalle OOSS nazionali di categoria, e in generale della situazione attuale dei lavoratori distaccati all’ETI e dei lavoratori ATI/Filtrati, a nostro avviso molto preoccupante,

PREMESSO:

E PREMESSO:

  1. di avere discusso attentamente dei comunicati inviati (a tutti i lavoratori ETI di Italia) dalle assemblee dei lavoratori dei seguenti posti di lavoro:

  1. che lo schema di contratto privato per il passaggio definitivo ad ETI, proposto dalle OOSS nazionali di categoria, è stato respinto con forza dalle assemblee in tutti i posti di lavoro ETI in cui è stato presentato e anche spontaneamente in posti di lavoro (Depositi) dove le OOSS nazionali non si sono (pre)occupate di indire assemblee;
  2. che questo è successo malgrado non siano state fatte assemblee in tutti i posti di lavoro ETI che rimarrebbero aperti, e malgrado il tentativo scorretto, da parte delle OOSS nazionali di categoria, di non accettare mozioni e di non far votare i lavoratori, anche laddove è stata tenuta l’assemblea;
  3. che tale posizione è stata quasi sempre presa all’unanimità da tutti i lavoratori, compresi i rappresentanti locali di CGIL, CISL e UIL, e, nel caso della MT di Lecce, anche dai rappresentanti provinciali di CGIL, CISL e UIL, presenti per l’occasione all’assemblea;
  4. che tutti i posti di lavoro hanno dichiarato essere inaccettabili e vergognosi i peggioramenti contenuti nella proposta;
  5. che in ogni caso questi peggioramenti sono illegali, in quanto violano il divieto, previsto dal decreto 283 in sede di prima applicazione del contratto, di qualsivoglia peggioramento economico e normativo;
  6. che al di là dei contenuti vergognosi dello schema proposto, da tutti i posti di lavoro è emersa una sacrosanta e diffusa indignazione per il fatto che le OOSS Nazionali di categoria hanno deciso di avviare il processo che getterebbe definitivamente i lavoratori nelle braccia del regime privato di ETI S.p.A. (oltretutto in anticipo di ben sei mesi sulla data naturale di scadenza dell’attuale contratto statale), senza preoccuparsi di affrontare e risolvere preliminarmente gli enormi problemi che questa ristrutturazione tuttora in corso ha lasciato aperti sia a livello nazionale, sia sui singoli posti di lavoro;
  7. che a questo proposito ricordiamo:

  1. l’incertezza per il destino di alcune Manifatture, a seguito dei problemi sorti nel rinnovo del contratto con Philip Morris riguardante la produzione su licenza;
  2. il fatto che i soli accordi sindacali ad oggi esistenti in materia di ricollocazione di esuberi per le sedi ETI (accordi di aprile-maggio 2000) non trattano le chiusure effettuate dopo il 2001;
  3. il ritardo persistente nella entrata in vigore del fondo di sostegno al reddito;
  4. le questioni ancora irrisolte nelle prime ricollocazioni degli esuberi in varie sedi di lavoro (ora, che i processi di ricollocazione sono in corso, è diventato chiaro a tutti quanto da noi sempre sostenuto, ossia che il decreto 283 - di per sé, senza accordi sindacali aggiuntivi - non garantisce la ricollocazione in soprannumero, né la certezza di una ricollocazione in ambito comunale o provinciale);
  5. il comportamento antisindacale attuato da mesi (a contratto pubblico ancora vigente!) da ETI S.p.A., la quale nei posti di lavoro attua iniziative e comportamenti tesi al disconoscimento dei diritti di contrattazione delle RSU, procedendo - unilateralmente e in violazione dei diritti vigenti - alla modifica peggiorativa dell’orario di lavoro, dei carichi di lavoro, del numero e del periodo di giorni di ferie dovuti alla chiusura totale degli stabilimenti, e arrivando – in queste materie - a firmare accordi con alcune RSA compiacenti (là dove le trova) per scavalcare la contrarietà delle RSU e delle assemblee;
  6. la assoluta incertezza in cui versano ancora i lavoratori coinvolti dai processi di vendita e dismissione delle strutture ATI e Filtrati, di proprietà (in tutto o in parte) di ETI S.p.A.;

  1. che – in sintesi – nei posti di lavoro i lavoratori hanno manifestato una diffusa e netta contrarietà al trasferimento ad ETI S.p.A., con relativo cambiamento dello stato giuridico individuale da pubblico a privato;

CONSIDERANDO QUANTO SEGUE:

  1. E’ una palese assurdità dire - come hanno dichiarato nelle assemblee i rappresentanti delle OOSS nazionali di categoria (in primis proprio Vicentini) - che sarebbe interesse dei lavoratori distaccati (ma per fortuna ancora non trasferiti) all’ETI S.p.A. passare al più presto al nuovo contratto privato. Qualunque lavoratore dei Monopoli sa benissimo che chi ha interesse a questo è proprio ETI S.p.A., dal momento che il 90% dei lavoratori, provenendo dai Monopoli, mantiene il contratto attuale - pubblico e più favorevole - fintantoché non sarà fatto quello privato.
  2. La fretta con cui le OOSS nazionali di categoria stanno cercando di far passare il nuovo contratto privato, è a dir poco sospetta; visto che esiste un interesse del Governo attuale ad accelerare la vendita di ETI S.p.A. ai privati (vedi dichiarazioni di Visco negli articoli dell’Unità e di Italia Oggi del 6/4/01), e di conseguenza un interesse di ETI S.p.A. ad accelerare i tempi in vista di questa imminente vendita delle proprie azioni, (vendita che risulterebbe facilitata dal fatto di essere già riusciti a fare "ingoiare" ai lavoratori il nuovo contratto privato); visto infine che le OO.SS. nazionali di categoria che propongono di accelerare i tempi del nuovo contratto, sono le stesse presenti nel consiglio di amministrazione che gestisce il Fondo Pensione Privato degli Alimentaristi (Alifond). Qui confluiranno parte dei TFR dei lavoratori che aderiranno ad Alifond (tutto il TFR per i nuovi assunti!), e tutta la quota parte del fondo di previdenza Monopoli (tot. 140 miliardi) che spetta ai lavoratori trasferiti ad ETI, compresa quella di quanti non vi aderiranno (costoro quindi la perderanno);
  3. In ogni caso la posizione delle OO.SS. nazionali di categoria è assolutamente inaffidabile, in quanto:

 

  1. sin dall’inizio, invece di mettere in guardia i lavoratori dai pericoli della privatizzazione/ ristrutturazione, la hanno addirittura caldeggiata ed hanno spinto in questa direzione;
  2. hanno firmato (CISL a parte, che peraltro si poneva l’obiettivo – illusorio – di tenere aperte più di 7 manifatture, invece di muoversi per ottenere più estese garanzie per gli esuberi in caso di chiusura) un piano di ristrutturazione senza le necessarie certezze, tanto è vero che sono stati costretti, appena qualche mese dopo, a mettere le mani avanti, ammettendo il rischio di ulteriori chiusure non contrattate;
  3. le ricollocazioni in corso dimostrano una volta di più l’insufficienza delle tanto sbandierate garanzie, e il fatto che il diritto al soprannumero – tanto sbandierato – non c’è;
  4. nonostante la attuale e incerta situazione, tutte le OO.SS. nazionali di categoria (CISL compresa, in contraddizione con i suoi innumerevoli comunicati di denuncia della cosiddetta cattiva gestione aziendale da parte del management ETI) spingono tutte per varare al più presto il nuovo contratto, accelerando in tal modo il passaggio definitivo dei lavoratori ex Monopoli al regime privato, nelle mani di ETI;
  5. infatti tutte le OO.SS. nazionali di categoria nonostante quanto emerso dalle assemblee, hanno ribadito - con comunicato nazionale congiunto del 5 aprile 2001 – di voler procedere ugualmente verso il nuovo contratto privato, fregandosene altamente della contrarietà espressa da tutti i lavoratori nelle assemblee, perché gli interessi in gioco, nella fase attuale, sono molti e molto grandi;

  1. dunque queste OO.SS. nazionali, spingendo per gettare il prima possibile i lavoratori nelle fauci dei privati, dimostrano di tenere in maggior conto le esigenze di ETI S.p.A., e del Governo (e quelle dei partiti da cui prendono ordini), che quelle dei lavoratori;

PERTANTO

CHIEDIAMO:

a tutti i lavoratori e delegati sindacali di tutti i posti di lavoro di ETI, di qualunque sigla sindacale,

INFINE:

  1. La attuale situazione precaria di quei lavoratori che, non essendo di provenienza AAMS, lavorano oggi per ETI, a vario titolo e con varie forme contrattuali (contratto individuale, tempo determinato, interinale, ecc.), è unicamente la conseguenza della decisione delle OO.SS. nazionali di dare il loro beneplacito al loro utilizzo con queste forme di inquadramento, senza pretendere - come è sacrosanto pretendere - un trattamento economico e normativo pari a quello esistente attualmente. Questo non può significare quello che hanno sostenuto nelle assemblee Livi, Siciliano, Vicentini e soci (nell’intento strumentale di far passare la loro bozza di contratto), ossia che i lavoratori di AAMS (il 90% della forza lavoro ETI) deve abbassare le proprie condizioni all’attuale livello dei nuovi assunti (il 10%); può e deve significare invece esattamente il contrario: che a tutti i nuovi lavoratori ETI si deve estendere, da subito, tutto il trattamento attuale dei lavoratori ex AAMS.
  2. Non possiamo che concordare con quei posti di lavoro che hanno pubblicamente rivendicato:

Visto che il decreto 283 prevedeva il passaggio al contratto privato con un trasferimento di dipendenti pubblici ad un Ente Pubblico, ora che ETI è già diventato una S.p.A., questo trasferimento è diventato illegittimo.

Se le OO.SS. nazionali di categoria continueranno ad andare avanti su questa strada facendo finta che non sia successo nulla, dobbiamo prepararci a una mobilitazione nazionale.

 

Rispondete a questo appello!

 

 

Fax: 1782253026 (senza prefisso)

E–mail: ascatol@tin.it e

coordinamento@lav-aams-eti-ati-filtrati.org

Tel: 0347/1207827; 0347/8710881;

0339/7936407

Firmato: i seguenti lavoratori e delegati RSU di:

Manifattura di Lecce, Manifattura di Rovereto, Manifattura di Cava de Tirreni, Uffici Centrali ETI di Roma e Ispettorato Compartimentale di Roma,

Carmela Salsano (RSU MT Cava), Giovanni La Spada e Giovanni Lovise (RSU MT di Rovereto), Vincenzo Liaci, Daniele Pati e Vincenzo Miglietta (RSA MT di Lecce), Alessandro Scatolini (RSU DG e Uffici Centrali ETI di Roma), Antonio Mirante (RSU IC di Roma),

già aderenti al coordinamento lavoratori e delegati RSU di AAMS, ETI, ATI e Filtrati.

Sito internet: http://www.lav-aams-eti-ati-filtrati.org

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NOTIZIE SUL RICORSO COLLETTIVO NAZIONALE CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO (AD OGGI GIA’ PIU’ DI 650 ADERENTI):

Ad oggi più di 650 lavoratori, solo nei posti di lavoro della MT di Lecce, di Cava e di Rovereto, nel CRTS e negli uffici centrali ETI e Deposito di Roma, hanno già aderito al ricorso collettivo contro la trasformazione del proprio rapporto di lavoro da pubblico a privato, promosso da lavoratori e delegati RSU dei singoli posti di lavoro; sono in questo momento in corso raccolte di adesioni alla MT di Chiaravalle, e al deposito di Ancona. A Roma e Rovereto gli uffici del lavoro hanno già fissato la data del tentativo obbligatorio di conciliazione. La raccolta dei ricorsi continua !

Le motivazioni principali in base alle quali abbiamo presentato questo ricorso sono:

- illegittimità del decreto legislativo 283/98, (mancanza della delega a legiferare in materia di personale e violazione da parte del Governo dei principi e criteri direttivi dettati dal Parlamento);

- illegittimità dei distacchi di dipendenti dello Stato, presso un Ente sottoposto alla stessa vigilanza dell'Amministrazione di appartenenza;

- illegittimità (ancora più evidente) dei distacchi di dipendenti pubblici presso una S.p.A. (in palese conflitto di interesse);

- illegittimità del trasferimento diretto di dipendenti pubblici ad una S.p.A. (ammessa - in un suo comunicato di qualche mese fa - anche dalla CISL nazionale, che poi se ne è "dimenticata").

- mancata contrattazione sindacale sul decreto dei distacchi del 5/2/99 emanato unilateralmente da Cutrupi;

- illegittimità della attuale gestione del personale esercitata dall'ETI anziché dall'AAMS (a cui era stata affidata dal decreto Visco del 30/12/98), eccetera.