Giovedì 21 Dicembre 2000 - Norme e tributi


Nel parere sul contestato regolamento del ministero delle Finanze il Consiglio di Stato salva sia il Secit che i Monopoli

ROMA. Per il Consiglio di Stato la scelta di mantenere in vita il Secit e l’Amministrazione autonoma dei monopòli non è in contrasto con i princìpi contenuti nella legge di riforma dei ministeri. Si risolve così, con un punto a favore delle tesi sostenute dal ministro Ottaviano Del Turco, la diatriba sul regolamento di organizzazione del futuro ministero delle Finanze, esplosa un mese fa in Consiglio dei ministri e che aveva reso necessario il ricorso all’organismo consultivo per gli atti normativi.


La partita, però, non è ancora chiusa, perchè il parere dei giudici fa salve, e non poteva essere altrimenti, "diverse opzioni politiche, ove emerga in sede collegiale un contrario atteggiamento unanime". Dunque, sarà di nuovo il Consiglio dei ministri a doversi occupare della vicenda. I tempi, peraltro, sono molto stretti, perchè da gennaio dovrebbe iniziare l’operatività delle Agenzie fiscali e il nucleo centrale, se il regolamento non vedesse la luce, rimarrebbe cristallizzato nell’attuale struttura organizzativa, mantenendo in servizio il segretariato generale.


L’intervento del Consiglio di Stato era stato invocato dallo stesso Governo per la mancata intesa tra Finanze da una parte, Tesoro e Funzione pubblica dall’altra, sugli articoli 22 e 23 dello schema di regolamento, relativi alla sopravvivenza dell’Amministrazione autonoma dei monopòli e del Secit. Mancando il "concerto" il provvedimento, che istituisce il dipartimento per le Politiche fiscali, era stato approvato dal Consiglio dei ministri in via provvisoria nella riunione del 10 novembre, con esplicita riserva di un’ulteriore deliberazione.


Il parere dei magistrati, emesso in data 4 dicembre ma reso noto ieri, difende in primo luogo la legittimità dell’intervento dell’organo di consulenza, stante "la natura tecnico-giuridica del conflitto". Il Consiglio di Stato afferma, poi, che il mantenimento in vita del Secit non è in contrasto con la riforma disegnata dal decreto legislativo 300/99, perchè "la valutazione di incompatibilità non è stata operata a livello primario dal legislatore delegato, ma costituisce un’opzione rimessa al regolamento di delegificazione, il quale, pertanto, può ben lasciare in vita quelle parti valutate in concreto come non effettivamente incompatibili". Ancora più evidenti, prosegue il parere, sono "l’intento e le ragioni del mantenimento della struttura dei Monopòli".


Non mancano, però, le bocciature rispetto allo schema varato dal ministro Del Turco. Viene bollata come illegittima, ad esempio, la funzione di verifica dei risultati di gestione delle Agenzie attribuita al dipartimento per le Politiche fiscali, perchè "affidare il controllo strategico al titolare di un organo burocratico, che sul piano ordinamentale, funzionale e procedimentale è quanto meno di pari grado del direttore dell’Agenzia, non appare funzionale con la struttura e la finalità dei controlli".


Molte riserve anche sulla decisione di creare 20 posizioni di consigliere fiscale, perchè "la previsione di un contingente di esperti ulteriore rispetto a quelli già previsti e utilizzati per gli uffici di diretta collaborazione, e in particolare per il Secit, non appare coerente con le finalità di non duplicazione, concentrazione, snellimento" degli uffici. Disco rosso, inoltre, anche per il Consiglio superiore delle Finanze, giudicato un "doppione" di strutture già esistenti.


Ma la critica più radicale riguarda la disposizione che "intende voler trasformare automaticamente e necessariamente parte degli attuali posti di organico del Secit in altrettanti posti di dotazione del ruolo dirigenziale": per il Consiglio di Stato la norma "potrebbe dare adito al dubbio che si voglia perseguire un intento di mero trasformismo". Insomma, se è lecito mantenere in vita alcune funzioni dell’organismo, risulta "non opportuna" la trasformazione automatica dei rapporti di lavoro. Tocca ora al ministro Del Turco, tenuto conto delle osservazioni dei giudici, mettere a punto la versione definitiva del provvedimento.


E.Si.