giovedì 8 gennaio 2004

 

 ROVERETO VALLAGARINA

 

 


L'ingresso dello stabilimento roveretano in zona industriale









Gli operai in fabbrica ieri erano sconcertati dall'inattesa notizia della chiusura dello stabilimento. A sinistra i sindacalisti Cristini e Baldo (fotoservizio Fulvio Fiorini)

Crolla il polo fumo: la Filtrona licenzia tutti
Annunciata a sorpresa la chiusura dello stabilimento che occupa 114 persone
LA CRISI DEL LAVORO


ROVERETO. La Filtrona chiude i battenti e manda a casa 114 dipendenti. E con essa, il polo fumo roveretano perde uno dei suoi pezzi a presagio di un futuro incerto anche per Aticarta e Manifattura. L'annuncio da parte della multinazionale inglese è arrivato improvviso, inaspettato. Il direttore generale l'ha detto al direttore locale del personale, Petrolli, due giorni fa. E ieri, alla riapertura dei cancelli dopo la pausa estiva, c'è stata la comunicazione ai dipendenti sconcertati.
I sindacati non hanno ancora ricevuto la documentazione, ma pare chiaro che l'intenzione di Filtrona è quella di chiudere i battenti entro la primavera e per il momento non sono arrivate proposte o disponibilità alternative al ricorso a paracadute sociali di vario tipo, come ferie o cassa integrazione. Dalle prime indiscrezioni, il colosso inglese che produce filtri induce a motivazione il fatto che le commesse Eti non sono più vantaggiose come prima. Oggi l'ente tabacchi privatizzato paga a prezzi di mercato e quindi non è più un boccone appetitoso, tanto che la perdita su questa specifica commessa si aggirerebbe sui quattro milioni di euro all'anno.
«Ma tale motivazione - spiegano i sindacalisti di Cgil e Cisl Baldo e Cristini - è un po' debole, visto che comunque il 60 per cento di quanto prodotto dallo stabilimento roveretano va all'estero a clienti diversi dall'Eti. E la qualità delle lavorazioni locali è apprezzata tanto che non sarebbe difficile coprire con altre commesse questa eventuale perdita, tanto più che la Filtrona detiene praticamente il monopolio del prodotto».
La realtà è diversa, e la spiega Paolo Baldo. «La Filtrona l'anno scorso ha acquistato in svizzera la Baudgarden, un concorrente diretto nella produzione dei filtri per sigarette. In sostanza lì fanno le stesse cose che fa Rovereto. A questo punto, in una logica di organizzazione globale del gruppo, la strategia impone una scelta radicale che non dipende dalla produzione né dal fatturato, ma da altre priorità. Non a caso lo stabilimento di Salerno della Filtrona, molto più piccolo del nostro e con meno know how, resterà invece in piedi».
Dal punto di vista della funzionalità, la Filtrona di Rovereto non ha problemi di sorta, viaggiando costantemente su un fatturato di 25 milioni di euro e con un buon utile netto. «Si tratta semplicemente di strategie su grande scala - spiega Paolo Baldo - che non tengono conto di chi nella fabbrica ci lavora. Stiamo assistendo a un vero e proprio esempio di capitalismo di rapina, con una multinazionale che prima acquisisce una fabbrica concorrente e poi decide di farla chiudere, considerando i lavoratori nient'altro che semplici merci sulle quali realizzare i propri profitti». Ieri in fabbrica si viveva una situazione surreale. Durante il riavvio delle macchine dopo la pausa natalizia, i lavoratori si aggiravano nei reparti con aria smarrita. Da una parte la doccia fredda, inaspettata, della chiusura dello stabilimento, dall'altra l'angoscia di un futuro tutto da decifrare e che non promette nulla di buono. «Da parte nostra - spiegano ancora i sindacalisti - il nostro impegno è quello di presidiare la fabbrica fino a quando non ci saranno risposte concrete. L'incontro con la dirigenza Filtrona? Macché, le multinazionali comunicano solo attraverso gli avvocati. Il nostro obiettivo ora sarà quello di preservare lo stabilimento, che è una ricchezza per la città. Si devono muovere i politici, Comune e Provincia, per rilevare l'edificio e trovare delle attività sostitutive. Per la nostra città perdere 114 posti di lavoro è una mazzata tremenda, soprattutto pensando che la Filtrona non ha alcuna intenzione né alcun interesse di cedere l'attività produttiva a un suo potenziale concorrente. Quindi si perderà il know how e la professionalità di gente che ha persino migliorato le macchine loro affidate, esportando queste intuizioni anche ad altre fabbriche dello stesso gruppo». Ieri c'è stato un primo incontro interlocutorio con la Provincia, a cui ha partecipato anche l'onorevole Olivieri, per studiare un possibile intervento politico a tutti i livelli. Oggi i sindacati dovrebbero incontrare anche l'amministrazione comunale.