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La Manifattura Tabacchi di Sacco
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Ora trema anche la
Manifattura
L'onorevole Olivieri porterà il problema in Parlamento
LE STRATEGIE Privatizzazione: brutti segnali
ROVERETO. Il polo fumo roveretano si sta sgretolando. E i sindacati
cominciano a intravedere all'orizzonte una strategia di riorganizzazione che
preveda la completa cancellazione di Rovereto dalle mappe di produzione. La
decisione della Filtrona non è casuale: avviene esattamente alla scadenza
della garanzia richiesta dallo Stato italiano al momento della
privatizzazione. L'impegno della multinazionale siglato al momento
dell'acquisto dello stabilimento prevedeva infatti che l'occupazione sarebbe
stata salvaguardata appunto per tre anni. Ed è lo stesso impegno che c'è per
Aticarta e per la Manifattura. La prima è finita al gruppo Reno de Medici e
le difficoltà dello stabilimento roveretano sono palesi. Per la Manifattura
di Sacco, invece, il passaggio alla Bat è ormai cosa fatta, ma ancora non si
conosce il ruolo dell'azienda roveretana nel vasto panorama strategico del
colosso del tabacco.
«E' chiaro - spiega Paolo Baldo della Cgil - che questo è un brutto segnale
per tutto il polo fumo. C'è sotto una strategia complessiva che passa sopra
le nostre teste e che usa operai e stabilimenti come semplici pedine su uno
scacchiere internazionale. Perchè mai la Filtrona deve tenere in piedi lo
stabilimento di Salerno più piccolo e di certo non all'altezza di quello
roveretano? Potrebbe, banalmente, fare coppia con lo stabilimento della Bat
di Lecce e così concentrare la produzione nel sud dell'Italia. A nord la
Filtrona è già coperta dallo stabilimento svizzero appena acquisito, tanto
più che la Philip Morris produce i filtri direttamente in casa, a Bologna, e
quindi può fare a meno della produzione Filtrona di Rovereto. Insomma, qui si
tratta solo di organizzazione logistica e strategica, studiata e applicata da
un'azienda multinazionale che ha di fatto il monopolio del suo settore. E
quindi può fare il bello e il cattivo tempo».
E Rovereto è stata già scottata parecchie volte dalle multinazionali: Grundig
e Sony hanno lasciato profonde ferite nel tessuto sociale e occupazionale
locale. «Non è accettabile - aggiunge Baldo - che una multinazionale si
faccia beffe di un'intera comunità. A questo punto si devono muovere i
politici e anche lo Stato deve fare la sua parte: questo è chiaramente il
primo effetto nefasto della privatizzazione dell'Eti».
Al vertice di ieri era presente anche Luigi Olivieri in rappresentanza dei
parlamentari ulivisti trentini. Verrà presentata un'interrogazione a Roma per
chiarire una situazione che lo stesso deputato definisce gravissima, anche in
prospettiva della tenuta del polo fumo.
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