martedì 13 gennaio 2004

 

 ROVERETO VALLAGARINA

 

 

 

Filtrona: nessuna idea per uscire dalla crisi
Politici e amministratori ancora a corto di strategie per salvare i posti di lavoro
IL POLO FUMO A RISCHIO

di Robert Tosin

ROVERETO. Si sono presentati praticamente nudi all'incontro di ieri con i lavoratori, con tanta buona volontà ma nemmeno uno straccio d'idea. Provincia, Comune, Agenzia per lo sviluppo, parlamentari e sindacati ieri hanno valutato assieme la questione Filtrona con la speranza, magari, di abbozzare una strategia di intervento. E invece niente. Tutto rimandato a venerdì prossimo.
Va detto che l'argomento non è stato però snobbato. Gli amministratori erano presenti in massa: per la Provincia c'erano Benedetti, Dalmaso, il dirigente del servizio industria; la giunta comunale era presente quasi al completo; tra i parlamentari c'erano Detomas, Michelini, Boato, Tarolli. E in sala una cinquantina di operai, tra cui anche rappresentanti di Aticarta e Manifattura, anche loro preoccupati dal caso Filtrona. Ci si augura che l'incontro di oggi a Roma, dove verrà illustrato il piano industriale della Bat, si riesca a capire meglio quale sarà lo scenario in cui anche il polo fumo roveretano dovrà inserirsi.
L'assessore provinciale all'industria, Marco Benedetti, ha ricostruito la vicenda, sottolineando il comportamento non proprio ortodosso di Filtrona che non si è ancora proposta come interlocutore. «Nostro compito - ha detto - è cercare di salvare Filtrona e il polo fumo, ma allo stesso tempo anche cercare delle alternative occupazionali». Anche lui ha confermato l'importanza della salvaguardia dello stabilimento come ricchezza della comunità.
Il sindaco Maffei ha tirato le orecchie alla Provincia: «Ci troviamo sempre ad aspettare le disgrazie per intervenire: sarebbe invece il momento di accelerare i tempi e risolvere finalmente i nodi delle Casotte e dell'ex Alumetal per aumentare gli sbocchi occupazionali». Forte l'intervento di Dorigatti (Cgil) che ha ricordato ai politici come già ai tempi della crisi Grundig ci fu il solenne impegno di fare qualche cosa per impedire alle multinazionali di fare quello che vogliono. Ma non si è fatto nulla. Come quattro anni fa dobbiamo puntare sul concetto di filiera del fumo e salvare Filtrona proprio perché è parte di un progetto più ampio. E se non ci riusciamo, troviamo l'alternativa senza fare spezzatino delllo stabilimento».
Giorgio Giordani (Cobas Aticarta) chiede un intervento certo attraverso gli ammortizzatori sociali, ma rifiuta la logica per cui oggi nessuno si assume le responsabilità di quanto successo. «I partiti che hanno dato il via libera alle privatizzazioni oggi sono tutti contro le multinazionali, che strano».
Luigi Olivieri è convinto che Filtrona e il Governo si siano in qualche modo parlati: «E' chiaro che dietro c'è anche una scelta di politica sociale, non solo economica. Perché si è salvato la fabbrica di Salerno e non quella di Rovereto?»
Il senatore Michelini ha invitato il sindacato a tirare fuori gli artigli, notando in fabbrica una sorta di rassegnazione: «Ai miei tempi avevo i lavoratori che bruciavano gomme in piazza Podestà». Il sindaco Maffei lo ha guardato un po' storto: gli mancherebbe solo questo. Anche il sindacalista Zancanella ha chiesto di non abbandonarsi alla rassegnazione, anche se questa volta la situazione è veramente difficile.