mercoledì 21 gennaio 2004
ROVERETO VALLAGARINA |
Filtrona: a Trento esplode la rabbia
degli operai
Blocco
stradale e parabrezza infranto mentre in Assindustria si conferma la chiusura
IL
LAVORO IN CRISI
LUCA MARSILLI
ROVERETO. Gli striscioni
e gli slogan sono quelli degli anni Settanta. Contro la prepotenza dei padroni
e l’inerzia dei politici. Ma niente pugni chiusi nè bandiere rosse: i colori
sono quelli di Cgil e Cisl. Non c’era ideologia nella contestazione a tratti
vicina alla violenza, con cui i lavoratori Filtrona hanno assediato ieri
mattina l’Associazione Industriali, a Trento.
L’incontro, nell’ufficio del direttore Anichini, era fissato per le
11 e 30. Il sindacato aveva chiesto che venisse a Trento l’amministratore
delegato di Filtrona Italia, l’ormai celebre mister Jones. Ma non è stato
ascoltato. Da un ingresso secondario sono entrati nel palazzo di vetro cuore e
simbolo dell’imprenditoria provinciale due avvocati romani ed un consigliere di
amministrazione di Filtrona, nel ruolo di chi deve fare presenza per salvare la
forma, ma senza alcuna facoltà di trattare. Nell’ufficio un ping pong durato
circa tre ore, ma per due ore e tre quarti perfettamente inutile. I due legali
hanno messo in chiaro subito che il loro mandato è chiudere: si può parlare di
tutto, ma la sostanza non cambia. Non sono interessati ad una ristrutturazione
aziendale, non sono disposti a lasciare «vivo» lo stabilimento cedendolo a
nuovi acquirenti, non sono aperti ad alcun ragionamento di prospettiva. Nemmeno
per cercare di ottenere un anno di cassa integrazione per i dipendenti:
ufficialmente perchè a loro parere non esistono i presupposti. Di fatto, pensa
il sindacato, perchè anche per l’azienda la cassa integrazione è un costo e
comunque perchè l’interesse di Filtrona, monopolista, è a fare terra bruciata
al più presto senza lasciarsi dietro le spalle feriti che rischiano di guarire.
Discorsi aperti e richiusi infinite volte, senza mai schiodarsi dal punto di
partenza.
Dialogo tra sordi anche sull’altro punto in discussione ieri: la
richiesta di conoscere le ragioni di una chiusura che non pare avere
presupposti ragionevoli. L’azienda riconosce che l’ultimo bilancio si è chiuso
con un utile. Ma sostiene che gli analisti hanno concluso che i prossimi
bilanci, mutato il mercato, andrebbero in rosso. Quindi, nel dubbio, chiude
subito. Un’azienda sana e che per tutta la sua vita ha prodotto utili ad ogni
esercizio. La produzione sarà concentrata in Svizzera e a Salerno. Salerno per
ragioni geografiche, la Svizzera perchè più efficente: macchinari migliori
consentono di produrre con costi unitari inferiori che a Rovereto. Curioso, fa
notare il sindacato, che si chiuda uno stabilimento perchè non è in grado di
reggere il mercato e al tempo stesso non si accetti di cederlo a qualche altro
imprenditore, ma non c’è stato modo di sciogliere questa contraddizione.
Mentre dietro le vetrate a specchio si compiva quello che Paolo Baldo,
sindacalista Cgil, definisce «uno scontato teatrino», i lavoratori erano in
strada. Perfettamente consapevoli di come stanno le cose e incattiviti da una
situazione paradossale: pagano logiche che non sono nemmeno quelle del mercato,
senza avere alcuna «colpa» da imputarsi. Si trovano licenziati dall’oggi al
domani. E da una proprietà che non ha per loro nemmeno il rispetto minimo di
presentarsi a discutere. Hanno appreso del licenziamento da una lettera. E
hanno scoperto di essere sulla strada dall’oggi al domani, senza segnali
premonitori nè uno straccio di trattativa. In questo contesto può stupire che
nella loro contestazione siano stati fermi e decisi fino al limite della
violenza? Hanno bloccato per tutta la mattina via Degasperi. Civilmente: ogni
cinque o dieci minuti lasciavano defluire il traffico. In due occasioni, alle
12 e poco prima delle 13, hanno spostato il blocco su via Verona. Per due volte
una decina di minuti con l’ingresso da sud alla città di Trento interrotto. Su
questi blocchi, alcuni episodi di tensione. Il peggiore quando tentando di
passare comunque un giovane bresciano ha urtato la gamba di uno dei
manifestanti. Si è trovato col parabrezza sfondato, forse da un pugno o forse
da una manata dovuta al fatto che l’investito ha perso l’equilibrio. Sono le
due versioni rispettivamente del guidatore e dei 50 operai che si trovavano lì
attorno in quel momento.
«E’ solo un anticipo - dicevano i lavoratori Filtrona - la settimana
prossima a Rovereto bloccheremo la ferrovia». Visti ieri, più una promessa che
una minaccia avventata.
Dal punto di vista sindacale, l’incontro si è chiuso con la richiesta di
avere il piano industriale di Filtrona. «Aspettiamo - dice Baldo - abbiamo
ancora 30 giorni per capire se esiste un margine di trattativa. Poi non ci
resterà che tentare la mediazione del ministero. Le nostre richieste restano
salvare lo stabilimento e l’occupazione».