mercoledì 21 gennaio 2004
ROVERETO VALLAGARINA |
«Assunta per 2 mesi»
Dopo
anni di contratti a termine
ROVERETO. La storia
professionale di Monica è per molti versi esemplare: uno splendido esempio di
cosa significhi «flessibilità». Almeno nei termini in cui la intende oggi una
classe imprenditrice che è ancora convinta che si possano impoverire di soldi e
di certezze i lavoratori, e allo stesso tempo avere in giro dei consumatori
ricchi e spendaccioni cui vendere i propri prodotti.
Monica ha 26 anni. E ha iniziato a lavorare dopo la scuola. Lavori
saltuari prima, temporanei poi. Trovati grazie ad una agenzia di lavoro
interinale. «Da interinale - racconta - sono entrata in Sony. Contratti a tempo
determinato rinnovati più volte. Poi, due anni e mezzo fa, scaduto l’ennesimo
contratto, il periodo Sony si è chiuso. Ma sono stata assunta, ancora con un
contratto a tempo determinato, in Filtrona. Operaia alle macchine. Mi trovavo
bene e anche l’azienda non doveva avere nulla da ridire: il contratto a termine
mi è stato rinnovato fino ad accumulare 2 anni e mezzo di permanenza in
Aticarta. Sempre senza la certezza di una continuazione del rapporto, ma in
attesa di una assunzione definitiva che a un certo punto iniziarono tutti a
dare per scontata. La notizia dell’assunzione a tempo indeterminato mi è
arrivata nel settembre scorso quando non ero nemmeno in fabbrica. Mi ero appena
sposata. E finalmente, dopo anni di precariato, avevo il mio primo posto fisso.
La «tranquillità» è durata due mesi. A Capodanno gli auguri dell’azienda: ci
sono dei problemi - ci avevano detto - ma nulla di grave. Al rientro in
fabbrica, il 7 gennaio, la notizia del licenziamento. Filtrona chiude lo
stabilimento e tutti a casa. Cosa farò? Se va male, ricomincerò con
l’interinale. Ma questo licenziamento è un trauma che a distanza di due
settimane non ho ancora assorbito».