venerdì 23 gennaio 2004
PROVINCIA |
Il
sindacato: «La Manifattura è in ginocchio»
Dopo
l’addio anticipato di Philip Morris, già si prevede il blocco del turn over
LA CRISI DEL
LAVORO
ROBERT
TOSIN
ROVERETO. I sindacalisti sono tornati ieri da Roma
col viso scuro. L’incontro con il presidente di Bat Italia, Francesco Valli,
non è servito a rassicurare. Anzi, le interpretazioni del lungo colloquio con
tutte le Rsu degli stabilimenti ex Eti (che sono sette) lasciano intuire un
futuro assolutamente nero. «Quelle che erano preoccupazioni - spiega Franco
Zancanella della Cisl - ora sono certezze: la perdita della commessa Philip
Morris ha messo tutti in ginocchio».
Non è stato quanto detto a far preoccupare i sindacati, anche perchè
il numero uno di Bat non è stato certo prodigo di dettagli, quanto piuttosto le
tante cose non dette. «La preoccupazione dovuta alla decisione di Philip Morris
di togliere subito dall’Italia la licenza per realizzare 16 milioni di sigarette
- continua Zancanella - si farà sentire, anche perchè nell’incontro di Roma la
Bat non ha detto che porterà dall’estero produzioni sufficienti a coprire le
mancate lavorazioni. E questo significa che il mantenimento dello stabilimento
di Bologna - quello più tecnologicamente evoluto e quello maggiormente legato
alla produzione Philip Morris - costringerà tutte le altre fabbriche a una cura
dimagrante. Che passerà, prima di tutto, dal blocco del turn over. Significa
che a Rovereto i 16 dipendenti che usciranno a breve non saranno sostituiti. E
lo stesso discorso vale per tutto l’ex Monopolio: stiamo parlando di duecento
posti di lavoro su 2000. D’altra parte non ci sono alternative: il 40 per cento
della produzione che viene a mancare all’improvviso non si può inventare
dall’oggi al domani. E di sicuro la Bat non può sottrarre produzione ad un
altro stabilimento all’estero per portarlo in Italia: il problema sarebbe
sempre quello. La coperta, insomma, è corta, da qualsiasi parte la si tiri. Ed
è per questo che il nuovo proprietario dell’Eti si è dichiarato non in grado di
assicurare il turn over. Lo avevo detto anche nel corso del consiglio comunale
a Rovereto: non vorrei che ci fosse una strategia che prevedesse, dopo
l’allontanamento dall’Italia del diretto concorrente, una concentrazione della
produzione a discapito della maggior parte degli stabilimenti. Con una diversa
organizzazione, la fabbrica di Bologna sarebbe forse in grado di coprire tutta
la produzione di Bat in Italia».
Secondo Franco Zancanella, dunque, non è il caso di abbassare la guardia.
Anzi, prima di trovarsi in un’altra situazione tragica è il caso di muoversi.
«Ho già avvisato il sindaco di queste brutte notizie giunte da Roma. A lui
spetta il compito di attivare la Provincia e i nostri rappresentanti
parlamentari. Siamo consapevoli, inoltre, che la realtà della Manifattura si
porta dietro anche l’Aticarta: se non ci sono sufficienti commesse per far
lavorare tutte le manifatture, di sicuro non ci sarà nemmeno lo spazio per
affidare ad Aticarta nuove produzioni. A fine mese cessano gli impegni di
Philip Morris e ancora la Bat non ha dato risposte. Insomma, già oggi le
prospettive per Aticarta sono nere».
Il presidente Valli ha aggiornato l’appuntamento con i sindacati dei vari
stabilimenti alla settimana prossima, in un incontro che dovrebbe fornire
qualche dettaglio in più. Intanto i lavoratori della Manifattura saranno messi
al corrente del primo colloquio e si valuteranno solo in quel momento le
eventuali azioni a difesa dell’occupazione.
Dalla sede romanda della British American Tobacco, invece, arrivano solo
rassicurazioni. L’ufficio stampa nega che stiano circolando brutte notizie e
giura che non sono ancora state prese decisioni. L’incontro di ieri è stato
definito solo come un primo incontro interno per conoscersi e capire le varie
realtà. I vertici aziendali stanno anche definendo un programma per visitare
tutti gli stabilimenti nel corso dei prossimi mesi. Fino ad allora, dicono a
Roma, è da escludere che vengano prese decisioni.