Il "sostegno" di chi ????


Il "sostegno al reddito", era già previsto dall'art. 4, comma 6, del decreto legislativo 283/98, quello istitutivo dell'ETI, eppure, fin dal 3/8/2000 (cfr. pagg. 5-7 dell'accordo ETI/sindacati), cioè dal primo timido apparire di questa forma di ammortizzatore sociale nella ristrutturazione dei Monopoli, nonostante le illusioni profuse dai sostenitori dell'accordo confederale, ed anche con le sole informazioni disponibili al momento, fu subito chiaro che il trattamento sostitutivo, limitato all'80% della retribuzione base, era poca cosa rispetto alle necessità di chi pensava di fare un affare.

Già il 18/9/2000 il collettivo di base di Roma in un volantino metteva in guardia tutti contro i facili entusiasmi.

Ora, ad oltre un anno di distanza, dopo che oltre 400 lavoratori sono finiti nel meccanismo che prevede la "spontanea" domanda di dimissioni come condizione per il trattamento di sostegno, si scopre che il testo dell'accordo prevedeva un'altra fregatura, cioè un periodo scoperto, ed esattamente quello che va dalla "maturazione del diritto alla pensione" alla data di "effettivo pensionamento", cioè di erogazione del primo rateo di pensione.

Sull'onda della giusta rabbia dei lavoratori che si sono sentiti truffati, il giorno 11/2/2002 vi è stato un incontro con l'ETI, il quale però ha confermato (secondo quanto riportato dal volantino delle RdB) la linea dura, escludendo che il fondo possa erogare il trattamento anche per questo periodo scoperto.

L'unica possibilità avanzata pare sia che il lavoratore possa ottenere dal fondo stesso una anticipazione, rateale. L'importo anticipato sarà però recuperato dall'ammontare del bonus finale. In pratica i lavoratori gabbati, a seconda dei casi, potranno arrivare a perdere anche una ventina di milioni, oltre naturalmente alla contribuzione del periodo in questione.

Difficile pensare ad un errore, anche perchè questa non era la prima volta che veniva applicata la legge 662/1996 e il Decreto Ministeriale 449/1997.

Già sulla Gazzetta Ufficiale del 16/6/2000 era stato pubblicato l'analogo regolamento del fondo per il settore bancario. Dal raffronto con il regolamento del fondo per i Monopoli del 17/11/2000, si può vedere che alcune frasi sono riportate testualmente, mentre altre sono modificate o assenti.

Mancano in particolare gli artt. 8 e 9 che parlano di criteri per l'individuazione del personale a cui applicare il trattamento sostitutivo (mentre nel caso Monopoli la scelta è stata operata arbitrariamente dall'ETI, con la complicità dei sindacati concertativi e dei loro facendieri locali).

Dal 60% della retribuzione complessiva si è passati all'80% della sola retribuzione fissa, cioè stipendio, contingenza (I.I.S.) e indennità aziendale (la differenza è poca, solo che - a differenza del settore bancario - i soldi sono di proprietà pubblica, cioè sono sempre i nostri...), ed in più è sparito ogni tipo di controllo dentro il comitato che gestisce il fondo, che se per il settore bancario prevedeva la presenza di funzionari dei ministeri del Lavoro e del Tesoro, per il fondo ETI la faccenda è cosa privata tra l'azienda e sindacati.

Ma, soprattutto, chiaramente nell'accordo del 3/8/2000 (pag. 6) si dice che "l'ETI si farà carico di corrispondere agli aventi titolo un trattamento economico sostitutivo ed equivalente fino alla costituzione del previsto fondo e/o fino alla data di maturazione del requisito previdenziale previsto per l'ottenimento del trattamento pensionistico, secondo la normativa vigente alla data".

E anche nel testo dettagliato del 17/11/2000 (art. 12) si ripete che il trattamento sostitutivo sarà erogato "per il periodo compreso tra la cessazione del rapporto di lavoro e la maturazione dei requisiti richiesti per il diritto a pensione di anzianità o vecchiaia".

Che si tratti di errore o di volontarietà dei concertatori, è chiaro che a rimetterci sono, ancora una volta, i lavoratori.

Comunque sia, ciò che manca in questo accordo del sostegno al reddito sono regole chiare per tutti, dove l'accesso sia un'opzione da parte di quei lavoratori che hanno, o raggiungono man mano, i requisiti, indipendentemente dal fatto che nei luoghi di lavoro vengano dichiarati esuberi o meno.

Tutto ciò in considerazione del fatto che la privatizzazione non l'hanno voluta i lavoratori, ma è stata loro imposta a "sostegno" del business delle varie cordate interessate.

Detto questo, dobbiamo ribadire quanto affermato più volte in questi anni:

Gli obiettivi di una contrattazione devono scaturire dalle assemblee dei lavoratori ed essere sostenuti con la lotta.

Dalla cordialità dei rapporti tra sindacati e controparte, per esperienza, non può venire nulla di buono per i lavoratori (forse per qualcuno).