martedì 20 gennaio 2004

 

 ROVERETO VALLAGARINA

 

Così Filtrona perde il «genio» dei suoi tecnici
La chiusura cancella grandi professionalità: hanno fatto scuola in tutto il mondo
LA CRISI DEL LAVORO
ROBERT TOSIN

 

 ROVERETO. Sono lì in fila tutt’e sei. Vengono dalle Canarie ed erano destinate al ferrovecchio. Ma i tecnici della Filtrona roveretana hanno messo mano a quelle macchine obsolete, hanno ridato loro nuova vita, impiegandole poi nella realizzazione di un prodotto assolutamente innovativo che è stato addirittura brevettato. Questo è solo un esempio delle potenzialità del personale attivo nell’ex Filtrati, una squadra che ha fatto scuola anche negli altri stabilimenti del gruppo in tutto il mondo.
 La chiusura della fabbrica che un tempo faceva parte del polo fumo del Monopolio annulla un’elevata professionalità. E’ questo il cruccio maggiore, al di là del fatto che 104 posti di lavoro sono sempre tanti. «Con l’uscita della prima generazione alla fine degli anni Novanta - spiega Giancarlo Petrolli, direttore del personale - abbiamo puntato su un rinnovamento anagrafico, costruendo un’alta specializzazione che ci è stata invidiata fino ad oggi dalle aziende del nostro gruppo. Faccio l’esempio di Cesare Candioli, uno dei migliori tecnici che abbiamo mai avuto. E’ andato in pensione da poco, ma dalla nostra casa madre hanno fatto di tutto per trattenerlo ancora al lavoro e utilizzare la sua grande capacità e la sua esperienza. Ma qui siamo riusciti a mettere in piedi una grande squadra, molto motivata. Alcuni ragazzi li abbiamo letteralmente strappati ad altre aziende. E faccio il nome di Walter Borghesi, che avevamo “soffiato” alla Sony».
 Lampante, per capire quale potenzialità ha al suo interno la Filtrona di Rovereto, la vicenda delle “macchine triplo filtro”. Cinque anni fa Filtrona chiuse uno stabilimento alle Canarie. Mandarono alcuni tecnici roveretani a visionare delle vecchie macchine, con l’ipotesi di portarle in Italia ma senza alcuna prospettiva. «Piuttosto che buttarle a mare - spiega Petrolli - furono sistemate qui nel nostro stabilimento e chiedemmo ai nostri meccanici di studiarci sopra un po’». Detto, fatto. Le macchine furono sistemate meccanicamente, modificate elettronicamente e tarate per produrre un filtro molto particolare, con il carbone attivo. «Dopo un anno di messa a punto cominciò la produzione, prima quaranta metri al minuto, oggi siamo a 160 con altri margini di miglioramento. Il filtro ottenuto è unico nel suo genere: è stato pure brevettato». Ma ora tutto si ferma: le macchine rimesse a nuova vita sono destinate ad essere spente forse per sempre, oppure a essere impiegate - con tutta la sua tecnologia tutta roveretana - in qualche altro stabilimento in giro per il mondo. Petrolli è orgoglioso della sua equipe di tecnici e manutentori: Ivan Bottura, Tarcisio Dossi, Fausto Cappelletti, Marco Gasperini, Amerigio Morin, Gianpaolo, Bisoffi, Enzo Girardelli e l’ingegner Ciro Benoni.
 Se la produzione di filtri col carbone attivo è destinata ad uno speciale tipo di sigarette greche, la maggior parte del lavoro di Filtrona avviene su macchine tecnologicamente avanzate, ma “semplici”, destinate alla realizzazione dei filtri in acetato, caratteristici anche delle sigarette italiane. Sono queste macchine ad occupare buona parte del corpo centrale dello stabilimento. In fondo, in un angolo, c’è il controllo della qualità, eseguito tramite un computer che analizza in tempo reale peso, diametro, ovalità e resistenza al passaggio dell’aria dei filtri. Alle spalle del cuore pulsante della fabbrica c’è un enorme magazzino dove il prodotto viene inscatolato, dove arrivano le materie prime e dove viene caricato il prodotto finito. Oggi è zona praticamente morta: i camion non arrivano e non partono più.